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Grano duro, nuova guerra dei prezzi. Cia Foggia: “Governo intervenga”

La raccolta è appena iniziata e già si intravedono all’orizzonte le nubi di ulteriori ribassi. Sotto i 30 euro al quintale, i produttori non riescono a sostenere i costi di produzione

FOGGIA – “Ci risiamo: la raccolta è appena iniziata e sul prezzo del grano duro corrisposto ai produttori si addensano le nubi di nuovi e insostenibili ribassi”. E’ Michele Ferrandino, presidente provinciale di Cia-Agricoltori Italiani Foggia, a riaprire il fronte di una battaglia che rischia di essere una prova durissima per gli agricoltori. Ad oggi, il prezzo del grano è stato fissato in 22,5 euro al quintale. Al di sotto dei 30 euro al quintale, i produttori non riescono a sostenere i costi di produzione. La concomitanza del verificarsi di una serie di fattori fa sì che si prospetti un’annata con prezzi al ribasso: si prevedono raccolti abbondanti; le quantità raccolte si aggiungono alle riserve ancora esistenti e alle importazioni di grano dall’estero che non accennano a diminuire. “Il nuovo Piano Cerealicolo deve ancora essere approvato in via definitiva e, successivamente, dovrà essere applicato, nel frattempo – ha aggiunto Ferrandino – i produttori si trovano in una situazione peggiore di quella già vissuta un anno fa. E’ necessario che il governo mostri la volontà, e abbia la necessaria determinazione, di intervenire anche in assenza di un piano nazionale di settore. Bisogna sostenere la redditività degli agricoltori”. La preoccupazione espressa da Cia-Agricoltori Italiani si riferisce soprattutto alla provincia di Foggia, vero e proprio granaio d’Italia.

Dall’inizio dell’anno, il prezzo del grano duro è progressivamente diminuito, fino a perdere oltre il 30 per cento del proprio valore. Al di sotto dei 30 euro al quintale, i produttori non riescono a coprire i costi di produzione. Cia-Agricoltori Italiani ha dato il proprio contributo alla elaborazione del Piano Cerealicolo, ma occorrerebbe anticipare almeno in parte alcune misure senza aspettare che il piano nazionale di settore entri effettivamente in vigore. “Se davvero vogliamo aiutare l’economia nazionale a uscire dalla crisi, allora bisogna iniziare proprio dall’agricoltura e, nel caso specifico, dal comparto cerealicolo”, ha spiegato Ferrandino. “Abbiamo sentito parlare di ‘pasta italiana 100%’ e di altre idee importanti, che condividiamo, ma per giungere a un obiettivo tanto ambizioso è necessario essere consapevoli che tutto il settore necessita di una diversa organizzazione di filiera, attraverso il sostegno della qualità, della ricerca applicata al settore agroalimentare, tutti elementi che possono aumentare il potere contrattuale della produzione rispetto alle industrie di trasformazione”. “Senza provvedimenti, per rientrare almeno dei costi di produzione, gli agricoltori saranno costretti a investire meno e quindi a realizzare un prodotto meno qualitativo. Se questo dovesse accadere, a perderne sarebbe tutto il sistema agricolo italiano”.

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