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Sfruttamento del lavoro a Foggia, caso “capolarato”

Il caporalato è un fenomeno quanto mai diffuso nel sud Italia, ma dai rilevamenti sul territorio da parte delle Forze dell’Ordine è emerso che anche in regioni come il Lazio, il Molise e in quelle dove è diffusa l’attività agricola, è presente.

Se è vero che lo sfruttamento del lavoro a Foggia e la mancanza del rispetto nella regolarizzazione delle prestazioni si registrava soprattutto nel settore dell’agricoltura, oggi la realtà è cambiata.

Il lavoro nero che sfrutta soprattutto extracomunitari, spesso in stato di bisogno e senza permesso di soggiorno, in buona parte dei casi, è più diffuso di quanto si pensi anche nel settore della ristorazione, dell’edilizia, dell’artigianato e del turismo.

In agricoltura il picco del reclutamento di lavoratori irregolari si ha in estate e nella stagione di raccolta di uva e arance. È proprio nel corso di questa estate che nel tavoliere delle Puglie e in particolare a Foggia, si sono registrati casi molto gravi d’inottemperanza alle regole sul lavoro e anche del rispetto di una vita dignitosa.

I casi di Foggia
Gli aspetti molto spesso riscontranti in altre indagini condotte da Polizia e Carabinieri si sono ritrovati anche nello sfruttamento del lavoro a Foggia.
Tra questi c’è quella che ha visto 235 persone identificate a varo titolo, tra i lavoratori e i datori di lavoro in un’operazione su vasta scala in tutto il sud Italia.

Il risultato sono stati 3 arresti per le infrazioni registrate a fronte dei controlli in 26 aziende, tra cui anche a Foggia. L’operazione è stata denominata “Freedom” (libertà) proprio perché in molti casi si è trattato di una sorta di riduzione in schiavitù di extracomunitari, costretti a lavorare per un numero di ore eccessivo, senza avere un giorno di riposo o diritti riguardo alle proprie condizioni di dipendenti.

A Foggia in particolare le aziende controllate sono state 6, nelle quali lavoravano 2 uomini in nero provenienti da Bali e dalla Costa d’Avorio. Al datore di lavoro sono state inflitte le sanzioni determinate per legge di tipo pecuniario. Inoltre, in un’azienda agricola di Foggia è stata imposta la sospensione dell’attività lavorativa, anche in questo caso per violazione della normativa sul lavoro dipendente.

Altri casi di caporalato a Foggia.
A seguito dei controlli portati avanti questa estate sia a livello locale che nazionale, è stato possibile constatare di quanto sia diffuso lo sfruttamento del lavoro a Foggia e provincia.

Uno dei casi più eclatanti è stato quello di San Giovanni Rotondo, dove è stato arrestato un uomo originario del Mali, un 37enne di nome Mohamoudou Senou.
Il malese aveva un furgone con il quale trasportava a lavoro altri braccianti agricoli, tutti extracomunitari. È stato pedinato per un certo periodo fino quando non c’è stata la flagranza di reato.

Lo stesso mezzo era, oltre che privo di polizza assicurativa, anche completamente inidoneo per il trasporto di persone. Gli stessi lavoratori erano costretti a vivere in una sorta di magazzino di fortuna, dove trascorrevano le pochissime ore in cui non lavoravano.

Venivano pagati 4 euro l’ora con turni massacranti e senza la possibilità di usufruire di servizi igenici. I militari hanno, anzi, verificato la grave precarietà nei quali erano costretti a vivere e lavorare.

Per la proprietaria del terreno, risultata essere una signora di 67 anni di San Giovanni Rotondo, sono scattate le sanzioni pecuniarie pari a 17 mila euro.
Quelli elencati sono solo i casi più recenti dello sfruttamento del lavoro a Foggia.

Solo nel corso del 2017 questa provincia pugliese ha registrato altri gravi episodi, dei quali sono quasi sempre protagonisti lavoratori extracomunitari. A fine maggio è stata portata a termine un’operazione a Manfredonia, nella quale erano coinvolti lavoratori, rumeni, quindi cittadini europei, e un italiano.

I sospetti di un ennesimo caso di sfruttamento del lavoro a Foggia sono nati quando una pattuglia di Carabinieri ha notato nei pressi di una costruzione agricola la presenza di diverse baracche. I controlli hanno accertato che erano abitate da intere famiglie rumene, anche con bambini piccoli.

Le condizioni igienico-sanitarie delle baracche erano davvero fatiscenti e i militari hanno identificato prima un cittadino romeno di 41 anni, addetto alla guida di un furgone con targa rumena, e poi del proprietario del terreno, di 53 anni.

Per accertare la reale natura della presenza dei rumeni nella zona, sono stati predisposti dei servizi di pedinamento, sorveglianza e registrazione delle attività.
È emerso un caso di sfruttamento del lavoro a Foggia finito su tutte le pagine dei giornali locali.

I rumeni venivano prelevati dall’autista del furgone, portati nel fondo e quindi fatti lavorare in condizioni precarie e senza alcun tipo di contratto e tutela. Entrambi sono stati arrestati e i mezzi, tra cui il furgone per il trasporto dei lavoratori senza assicurazione, sequestrati.

Fonte: www.lavorocasa.info , sito web che tratta argomenti inerenti il mondo dell’economia lavorativa e nuove opportunità di lavoro .

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