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Grano “al glisolfato”, Agrinsieme Foggia: “Imporre lo stop”

Appello del Coordinamento per assicurare uomini e mezzi necessari ai controlli

“Giungono notizie di un nuovo carico dall’estero, bisogna bloccare le importazioni”
Regole rigorose in Italia ma non in altri Paesi, serve uniformità a tutela della salute

FOGGIA – “Sul glisolfato sono positivi e all’avanguardia i divieti e le restrizioni imposti dal Ministero della Salute, ma per farli rispettare è fondamentale tenere alto il livello di attenzione e assicurare a Magistratura e Forze dell’Ordine il personale e i mezzi necessari a far rispettare la legge. Ci giungono notizie del prossimo approdo di una nave mercantile, in arrivo in Puglia, con un nuovo carico di grano dall’estero, dove il glisolfato è ampiamente utilizzato nelle fasi di pre-raccolta. Bisogna vigilare. Il blocco delle importazioni di grano, almeno per un determinato periodo, avrebbe senso proprio alla luce del decreto varato dal Ministero della Salute per bloccare temporaneamente l’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari che contengono glisolfato”. E’ Agrinsieme Foggia, il coordinamento che mette insieme CIA-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative settore agroalimentare e Copagri, a intervenire sulla questione. “Ci rivolgiamo all’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente, all’Asl Fg, ai Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma, agli organi competenti della Polizia di Stato, della Guardia Forestale e della Guardia di Finanza. Confidiamo nel massimo grado di attenzione e di scrupolo dimostrato finora, chiedendo alle Istituzioni di assicurare le risorse necessarie a incrementare i controlli per rendere effettivi i divieti e le restrizioni decisi dal Governo”. Solo tra maggio e giugno, nel porto di Manfredonia sono stati scaricati 560 mila quintali di grano duro importati da Kazakistan, Russia, Canada e Australia. “L’Italia ha regole giustamente rigorose a tutela della salubrità dei prodotti e della salute dei cittadini, purtroppo altri Paesi non hanno lo stesso livello di sensibilità, ecco perché il blocco delle importazioni di cereali, lungi dall’essere una misura protezionistica, si configurerebbe come provvedimento atto a rendere effettivo il decreto del Ministero della Salute”. Le importazioni hanno avuto e continuano ad avere un effetto rilevante anche nel 2016, anno record per la produzione in Capitanata con ben 10 milioni e 164 mila quintali di grano duro, a fronte dei 7 milioni e 440 mila quintali del 2015: l’incremento, dunque, è stato del 35 per cento. Pressoché invariate le superfici coltivate, rimaste intorno ai 240 mila ettari. E’ crollata, invece, la Produzione Lorda Vendibile – ossia il valore del frumento duro -, passata dai 242 milioni di euro del 2015 ai 183 milioni di quest’anno: è l’effetto della diminuzione del prezzo del grano, sceso dai 30 euro al quintale della scorsa estate ai 19 euro attuali. In questo modo, ogni impresa agricola ha perso 165 euro per ogni ettaro. “In un’economia globalizzata, anche le regole più avanzate, quelle poste a tutela del bene primario della sanità, devono essere globali, altrimenti si mette a rischio la salute dei cittadini e si inquina il principio di concorrenza leale che dovrebbe regolare il mercato”, conclude il comunicato-appello di Agrinsieme Foggia, il coordinamento che mette insieme CIA-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative settore agroalimentare e Copagri.

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