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Apricena luogo di interesse storico e agricolo

Questo paese al pari di altri nella Provincia di Foggia è un luogo di interesse storico e culturale che ha subito diverse influenze nel corso dei secoli. Chiamata in dialetto locale la Prucine, Apricena è un comune popolato da quasi 13.500 persone.

Lo splendido paese fa parte del Parco Nazionale del Gargano ed è famoso soprattutto per la presenza di cave contenenti quella che è stata nominata e definita come “la Pietra di Apricena” impiegata sia in Italia ed esportata anche all’estero soprattutto in Germania, Giappone, Paesi Arabi e Cina. Di recente inoltre la pietra di Apricena è stata impiegata per costruire la nuova chiesa di San Pio che si trova nel paese di San Giovanni Rotondo. Il bacino estrattivo della pietra locale rappresenta il terzo in Italia, e il nome del suo marchio è madrepietra. La pietra in passato è stata impiegata in una struttura simbolo che è quella della Reggia di Caserta. Legata all’estrazione della pietra di Apricena è anche quella dell’estrazione della calce. Infatti il paese è gemellato con Altavilla Vicentina (VI).

Ma Apricena non è solo nota per le sue cave, fa parte infatti di quel complesso architettonico castellare che ne scolpisce la geografia e la rende apprezzabile anche dal punto di vista architettonico appunto. Il castello del luogo è caratterizzato da un particolare torrione a forma cilindrica che delimita un cortile interno estremamente ampio, edificato nel 1658 da una personalità feudale dell’epoca – il marchese Scipione Brancia – sorge sui resti del precedente edificio castellare che era la domus. Al pari di altre strutture caratterizzate proprio da questo tipo di approccio strutturale realizzato su rovine precedenti, la struttura precedente era di età federiciana. Risultava semidiroccato soprattutto per via del terremoto del 1627.

La famiglia Brancia successe in ordine agli:

  • Attendolis
  • Ai Gonzaga
  • Ai Del Sangro
  • Ai Carafa

E ad altri di seguito. Entrò in possesso del feudo di Apricena con il marchese Filippo che successivamente verrà investito del titolo di principe di Casalmaggiore, per ottenere tale titolo dovette però versare 38.000 ducati.

Attualmente dell’edificio svevo rimangono deboli tracce tra cui possiamo notare una bifora nell’area nord-ovest del torrione.

Abbiamo parlato delle cave con una pietra tipica del territorio, del torrione e del castello ma ad Apricena ci sono ovviamente anche altri monumenti da visitare, situati nel centro abitato:

  • Il Palazzo Baronale altrimenti definito il Torriolo
  • La Torre dell’Orologio
  • La Croce di piazza dei Mille
  • Il Convento che si trova presso la Villa Comunale
  • La chiesa madre dei santi Lucia e Martino
  • Le Rovine di Castelpagano che si trovano nell’area dell’agro apricense
  • Nella medesima area troviamo anche i resti di Santa Maria di Selva della Rocca oltre a quelle del monastero di San Giovanni in Piano

 

Un altro sito interessante è quello della cava Dell’Erba situato in località Pirro Nord. In quest’area durante un ciclo di lavori di estrazione della pietra – uno dei tanti – sono stati rilevati moltissimi fossili siti in un reticolo carsico. Ed erano riferiti a più di 100 specie differerti tutte risalenti al cosiddetto periodo villafranchiano superiore ovvero tra i 1,7 e 1,3 milioni di anni fa. Questa datazione non è solo orientativa, venne infatti confermata dalle indagini magnetostratigrafiche. Uin quella particolare occasione non vennero trovati esclusivamente resti fossili ma anche taluni manufatti in pietra lavorata. Gli scavi nel sito sono stati davvero molto importanti e rilevanti consegnando alla storia reperti datati 800.000 anni fa e rappresentano la testimonianza più antica dell’essere umano in Europa convalidando anche la tesi secondo cui gli ominidi siano giunti in Europa dall’Oriente e non – come molti ipotizzavano – dallo stretto di Gibilterra.

Apricena sorge su un luogo pianeggiante che dista circa 42Km da Foggia, ed è una terra che in passato è stata a piena vocazione agricola, passato che resta in parte anche al giorno d’oggi visto che la attuale Apricena in quell’area geografica coltiva prevalentemente cereali, uva, ortaggi e olio e certo così la sua vocazione territoriale viene confermata anche nel tempo presente.

Tornando ancora indietro Federico II di Svevia amava la caccia e si narra che proprio l’imperatore ad Apricena avrebbe ucciso un grande cinghiale e poi lo offrì in un banchetto alla corte imperiale e sembra anche che il toponimo Apricena derivi da aper e cena ovvero tradotto cena di cinghiale da qui il significato etimologico del nome di questo paese.

Restando su Federico II dobbiamo anche ricordare che fu lui a fece costruire la domus solaciorum dedicata alla residenza di piacere, e anche al suoi fedeli apricenesi, nel 1230 cedette gli usi civici sugli interi territori di Castelpagano, S.Nicandro e Civitate.

In realtà però le origini del luogo sarebbero più antiche e a testimoniarlo c’è un epigrafe posta sulla porta medievale risalente al VIII secolo. Se poi si analizza la pianta attuale del centro storico questa si può far risalire anche agli insediamenti romani con il cardo e il decumano che si intersecano perpendicolarmente.

Il Palazzo Baronale è della seconda metà del 600. E’ stato ricostruito sull’antica domus federiciana. , la pianta ha la forma di un quadrilatero con elementi architettonici tardo rinascimentali. Andando a visitarlo possiamo notare un ampio cortile interno mentre vicino si trova una porta di epoca medievale che riprende i canoni dell’architettura sveva. E qui troviamo l’epigrafe del XIII secolo che illustra la storia del borgo. Sopra di essa spicca la Torre dell’Orologio pubblico che è del 1902.

A chiusura del nostro articolo dedicato ad Apricena non possiamo non citare due simboli della città, il primo è la Chiesa Madre che è stata ricostruita nel 1628. All’interno della chiesa trovano ospitalità diversi dipinti tra cui:

  • la Madonna delle Grazie risalente al XVII secolo.
  • S.Nicola di Mira risalente al XVI secolo,
  • La pala che rappresenta Maria SS Incoronata, su questa troviamo S.Michele, S.Martino e S.Lucia. La pala venne realizzata dal Penati di Milano nel 1941.
  • La statua di S.Martino risalente al 1733.
  • Invece ancor più recentemente l’abside è stata decorata da un mosaico raffigurante Gesù Cristo in trono.

Il secondo elemento è la colonna in pietra che regge la Croce che venne costruita nel 1575 per ricordare la vittoriosa battaglia dei cristiani sui musulmani nelle acque di Lepanto.

 

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