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Io, avvocato di strada”, Foggia e i migranti al centro di un mondo

Io, avvocato di strada”, Foggia e i migranti al centro di un mondo

Viaggio sui binari e i vagoni abbandonati di una stazione ferroviaria di frontiera

Aiutiamo italiani e stranieri, l’umanità è la nostra unica razza”

Da oggi, è in tutte le librerie “Io, avvocato di strada”, il libro di Massimiliano Arena edito da Baldini-Castoldi. Massimiliano Arena, avvocato divorzista di Foggia, è fondatore e responsabile dal 2005 del locale sportello degli Avvocati di Strada, che offre assistenza legale a senzatetto e immigrati. Lo fa a Foggia, profondo Sud, terra del compositore Umberto Giordano e del suo Andrea Chénier celebrato in tutto il mondo, una delle province più agricole d’Italia. E’ qui che è nata la legge contro il caporalato. E’ qui che si combatte una delle battaglie più dure sull’asse immigrazione, integrazione e diritti. “Un medico può salvare una vita, ma una persona sprovvista di documenti non può accedere al diritto di farsi curare da un medico se non c’è un avvocato che si batta per fargli ottenere quei documenti. La nostra professione è la più misericordiosa: difendiamo tutti, non giudichiamo nessuno”, spiega Arena. Per più di quindici anni, ha seguito progetti di volontariato nel terzo mondo. Ha vissuto in Bolivia nel 2010, come responsabile in un progetto di avviamento al lavoro di giovani dell’altopiano boliviano. E nel 2011, in Guinea Bissau, ha curato l’apertura di una casa per l’accoglienza di orfani. È direttore della rivista Diritto minorile. È stato giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, 2005/2007, e garante della Provincia di Foggia per l’Infanzia e l’Adolescenza, nel 2008. Il suo libro è il racconto di un viaggio nella speranza: l’America Latina, l’Africa sub sahariana, la voglia concreta, realizzata, di “dargli una mano a casa loro”, come recita una frase fatta alla quale di solito non fa seguito alcuna azione. Quel viaggio ha avuto un’andata e un ritorno. A Foggia, il racconto di Massimiliano Arena si apre sulle storie, i volti, le biografie delle persone incontrate dentro e attorno alla stazione ferroviaria. E’ attraverso quelle biografie che l’avvocato di strada entra nella carne viva di temi come l’immigrazione, l’emarginazione sociale che lungo i binari e dentro i vagoni abbandonati affratella italiani e migranti. “Lavoriamo per gli italiani e per gli stranieri, per chiunque si trovi in uno stato di grave necessità, senza diritti, con la sola speranza di avere una mano per rialzarsi. Una consapevolezza può aiutarci a venire fuori da questo clima di contrapposizione velenosa: siamo tutti sullo stesso barcone che sbanda, rischia di affondare, ma può trovare ancora un approdo nella solidarietà. Bisogna restare umani, l’umanità è la nostra razza”.

Nel libro di Arena c’è uno sguardo critico su politica e volontariato, ma anche la capacità di guardare a ciò che di buono, di bello e di straordinario può essere fatto quando politica e volontariato mettono insieme cuore e competenze. “C’è una speranza”, dichiara Arena. “Una delle strade che costruiscono speranza e riconciliazione è proprio l’agricoltura, dove si combatte la piaga del caporalato. L’agricoltura è il comparto economico, sociale e culturale dove maggiore è l’integrazione tra lavoratori italiani e stranieri. Gli stranieri sono per l’agricoltura una risorsa indispensabile. Ad oggi – secondo l’Ufficio Studi di Cia-Agricoltori Italiani- sono 25 mila gli imprenditori che versano più di 6 miliardi nelle casse dello Stato. Più di 12 mila titolari d’azienda sono extracomunitari. Un’azienda agricola italiana su tre -secondo dati Cia – conta almeno un lavoratore nato all’estero, in molti casi (25 mila unità) è anche l’amministratore dell’impresa. Gli stranieri impegnati in agricoltura, tra stabili e stagionali, sono già 320 mila, di cui 128 mila extracomunitari e stanno già cambiando le sorti dell’Italia. “Il nostro è un grande Paese. Dobbiamo riconnettere cuore e cervello, solidarietà e pragmatismo per ricomporre le lacerazioni che attraversano l’Italia. Possiamo farcela, e ce la faremo”, conclude Massimiliano Arena.

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