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Foggia, ghetto dei bulgari: cosa fa il Comune di Foggia?

Ordinanza di sgombero incomprensibile e totalmente priva di formalità giuridica

“Cosa si intende fare per i minori? Quali azioni prevede l’Amministrazione?”

FOGGIA – La scorsa settimana il Comune di Foggia, a mezzo della Polizia Municipale, è tornato presso il cosiddetto  “ghetto dei Bulgari” nel tentativo di notificare nuovamente  l’ordinanza sindacale n.8 del 9.2.2017. Com’è noto, detta ordinanza di sgombero risale a febbraio 2017, all’epoca la procedura subì un arresto per omessa notifica alla quasi totalità dei nuclei familiari presenti nel ghetto, ma soprattutto perché mancante della traduzione in lingua bulgara.

Venerdì scorso, i Vigili urbani sono tornati al ghetto muniti della stessa ordinanza corredata di “traduzione” totalmente priva di ogni formalità giuridica, oltre che scritta in una lingua incomprensibile e comunque non in lingua bulgara. In ogni caso, detta ordinanza con “fogli” annessi non è stata formalmente consegnata e notificata ad alcuno.

A fronte di questo ulteriore maldestro e superficiale tentativo di sgombero, ci si chiede, in primis, quali siano le soluzioni messe in atto dal Comune nell’immediato, ma anche a lungo termine dirette alla salvaguardia dei minori e al loro diritto a crescere all’interno della famiglia di origine. L’eventuale soluzione di un collocamento di massa dei minori all’interno di strutture, con o senza le madri, sarebbe anche di difficile realizzazione poiché non condivisa con le famiglie che, di contro, attendevano degli interventi a sostegno dei nuclei familiari e, solo ad esito negativo, un eventuale allontanamento dei propri figli (come previsto normativamente). Il tutto specie alla luce della circostanza che il programmato e tanto auspicato centro diurno, frutto di una collaborazione di volontari e della Caritas, di fatto, non ha avuto mai realizzazione piena, poiché lo stesso giorno di inizio delle attività il Comune tentò la prima notifica dell’ordinanza di sgombero senza alcun preavviso o condivisione. Questa circostanza ha allarmato la comunità dei bulgari che ha inteso tutto il progetto come una “trappola”. Pertanto, tutto il lavoro dei volontari è stato vanificato. A ciò si aggiunga, l’enorme dispendio economico che il comune avrebbe con il collocamento dei minori in comunità, esborso che potrebbe essere notevolmente ridotto ipotizzando altre soluzioni a sostegno dei minori e dei nuclei familiari.

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